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La chiesa dei Santi Angeli Custodi

L’edificio senza dubbio più rimarchevole del quartiere di Città Giardino è la chiesa parrocchiale dei S.S. Angeli Custodi.

La prima pietra fu posta proprio 100 anni fa, il 22 novembre 1922. Nell’aprile del 1924 la struttura esterna della chiesa era quasi completata (da qui l’iscrizione commemorativa sulla facciata) e venne stipulato il contratto di acquisto tra l’Unione Edilizia Romana e il Vicariato di Roma. Il 13 settembre 1924 la Cripta (attuale sala del teatrino), ultimata anche negli interni, fu benedetta con il nome di “Sala Pio XI” e aperta al culto, mettendo fine alla fortunosa baracca di legno del SS. Crocifisso che aveva ospitato gli operai e i primissimi abitanti del quartiere. La chiesa nel suo insieme fu benedetta e aperta al culto l’8 dicembre del 1925. Il 2 ottobre 1926 (festa degli Angeli Custodi), con la costituzione apostolica Ad culmen apostolicae, la chiesa fu costituita come parrocchia e affidata alla cura pastorale dei Chierici Regolari Minori. L’intitolazione agli Angeli Custodi avvenne per desiderio di Papa Pio XI, anche per colmare il vuoto creato a Roma dall’abbattimento di un’edicola a loro dedicata al Tritone, dove in quegli anni veniva costruita la nuova strada.

Gustavo Giovannoni, il celebre architetto che elaborò il piano urbanistico di Città Giardino Aniene, aveva riservato a sé la progettazione della Chiesa parrocchiale, che con la sua monumentalità domina piazza Sempione, innanzitutto per le dimensioni e per la sopraelevazione data dall’imponente scalinata. Giovannoni si ispirò all’opera di Leon Battista Alberti, che nel suo De Re Aedificatoria ricorda che “(…) la chiesa non solo si troverà in un luogo elevato, isolata in una nobile piazza, ma dovrà pure distaccarsi per mezzo di una struttura sottostante, di un alto basamento dal flusso della vita quotidiana in cui è immersa”. La nuova chiesa di Città Giardino assume un profilo dominante anche perché è l’unico edificio posto in prospettiva frontale con uno degli accessi alla piazza, quello principale (corso Sempione), sì da costituire il fondo scenografico a chi giunge da Roma. (v. Alessandro Galassi, Piazza Sempione: la Piazza di Città Giardino Aniene).

Si tratta di un edificio classicheggiante, a navata unica (di m 39×20), con pianta trilobata (all’abside centrale si aggiungono due absidi laterali a mo’ di transetto) e due cappelle laterali poco dopo l’ingresso.

La pianta della chiesa (Archivio storico capitolino, da Galassi-Rizzo, Città Giardino Aniene)

All’origine era previsto un grande campanile, poi non realizzato. Fu sostituito da una meno imponente struttura campanaria a vela, sulla destra, con elementi ad arco che sorreggono tre campane “a battaglio volante”, realizzate dalla fonderia Pasqualini di Fermo e poste in opera nel 1931.

Un disegno iniziale col campanile. Alcuni elementi della chiesa – cupola, finestrone, portale – saranno modificati (condiviso da A. Galassi)
Il campanile in un’altra ipotesi di collocazione. Per il resto l’aspetto della chiesa è quello definitivo (da G. Sozi, Montesacro. Antico e Nuovo)

La facciata è in muratura e travertino e gioca sul contrasto tra i colori dei due materiali. Ha una chiara impostazione classica, data dal timpano superiore, racchiuso da un frontone con un fregio in stucco sottostante, e dal portale a tempietto in travertino, con il timpano sorretto da due colonne ioniche. Giovannoni inserisce però anche elementi barocchi. Ad esempio la linea della facciata leggermente concava ai lati, che converge verso la piazza in una sorta di abbraccio, con le due estremità costituite da pilastri di travertino sormontati da pinnacoli. Parimenti di ispirazione barocca è l’elemento a tenda che arricchisce il timpano del portale, creando una sorta di baldacchino. Al posto del rosone c’è un finestrone a transenna intessuto a merletti.

L’elemento di maggior interesse architettonico è la cupola, che ha un diametro di 12 metri e un’altezza di 37. Per progettarla Giovannoni applicò i suoi studi sulla “cupola doppia”, la tecnica utilizzata da Bramante a Firenze e da Michelangelo a Roma. L’esterno della cupola è movimentato da edicole con finestre, che sono state tamponate quando sono stati realizzati gli affreschi all’interno (v. A. Galassi – B. Rizzo, Città Giardino Aniene, Minerva ed. 2013).

L’interno realizzato da Giovannoni era abbastanza austero: con decorazioni a stucchi, ma non affrescato. Il primo affresco fu nel 1925 quello dell’Angelo Custode, al centro dell’abside dietro l’altare maggiore, opera di p. Michele De Angelis c.r.m. (1885-1982): ricalca il celebre quadro del Guercino conservato a Fano, con la variante del Ponte Nomentano dipinto sullo sfondo al posto del borgo medievale nell’originale. Ai lati di questo troviamo due medaglioni affrescati dallo stesso autore, che raffigurano la vicinanza dell’Angelo Custode all’inizio e al termine della vita umana. Sempre del De Angelis il successivo Cristo Risorgente, realizzato nella tamponatura del finestrone ovale collocato nella parte superiore dell’abside; il dipinto richiama il motto dei Chierici Regolari Minori: Ad maiorem Resurgentis gloriam (A maggior gloria del Cristo Risorgente).

Nel 1958-63, grazie alla munifica donazione di una famiglia benefattrice, si decise di abbellire la chiesa con i pregevolissimi affreschi di Aronne del Vecchio (1910-1998), oltre che con i rivestimenti in marmo di pavimenti e paraste e con le decorazioni pittoriche che riproducono marmi policromi. La tamponatura delle finestre della cupola per la realizzazione degli affreschi ha ridotto la luminosità interna; ma l’insieme ha donato alla chiesa un aspetto molto ricco, che la rende meta assai richiesta per celebrazioni e matrimoni.

Tra gli affreschi di Del Vecchio si segnalano innanzitutto quelli della cupola: la Vergine Maria e la SS. Trinità, il Paradiso degli Angeli, gli Arcangeli Michele e Raffaele; il tutto in un tripudio di angeli osannanti. Nei pennacchi alla base della cupola si possono poi ammirare i quattro Evangelisti; nell’abside laterale destra il grande affresco del Sacro Cuore di Gesù; ai lati della chiesa, sopra le due uscite laterali, i grandi affreschi della Natività e della Deposizione di Cristo. Inoltre furono realizzati affreschi minori per le lunette nella parte alta dell’edificio (ai lati dell’ingresso principale, di quelli laterali, del presbiterio).

La cappella laterale destra, subito dopo l’ingresso, è dedicata al SS. Crocifisso, e contiene la riproduzione in gesso del Crocifisso ligneo della Chiesa del Gesù. Questa cappella, dopo il restauro degli anni Ottanta, ha assunto un aspetto più austero, per proteggere il raccoglimento dell’Adorazione eucaristica. Unico affresco è quello di De Angelis alle spalle del Crocifisso, che riproduce figure angeliche.

Dal lato opposto, la cappella laterale sinistra è dedicata alla Madonna della Misericordia, patrona del quartiere. Sull’altare una statua in legno policromo della Vergine col bambino, dono nel 1925 del card. Pompilj, che viene portata in processione in occasione delle feste parrocchiali. Anche qui, alle spalle della statua, abbiamo un affresco del De Angelis con figure angeliche. Nella lunetta superiore e nei medaglioni laterali, invece, i dipinti che illustrano la vita della Vergine sono di Del Vecchio: furono realizzati negli anni Ottanta, quando anche questa cappella fu oggetto di restauro, e non sono affreschi, ma tele applicate.

Nella parte anteriore della chiesa, l’abside laterale destra contiene – come visto – l’affresco del Sacro Cuore di Del Vecchio, visibile dietro l’altare dedicato alla Madonna del Rosario. Dal lato opposto, l’abside laterale sinistra contiene una grande pala d’altare che ritrae S. Francesco Caracciolo in Adorazione dell’Eucaristia, realizzata nel 1931 da Romano Corradetti e visibile dietro l’altare dedicato allo stesso fondatore dell’Ordine caracciolino (sul quale è presente anche un quadro di San Giuseppe).

Il presbiterio è stato pure risistemato negli anni Ottanta, per adeguarlo alle indicazioni liturgiche del Concilio Vaticano II. È stato collocato un nuovo altare. Sono stati realizzati un nuovo coro ligneo, una nuova pavimentazione in marmo, le nuove sedute in marmo dei celebranti, dietro alle quali resta il precedente tabernacolo a basilichetta in marmo. Uno dei due amboni con angeli in marmo di Carrara (realizzati sempre dall’eclettico Del Vecchio) è stato adattato a fonte battesimale.

L’organo, posizionato in controfacciata sopra il portale d’ingresso, è un Tamburini (Opus 151) del 1933, a 8 registri su due tastiere e pedaliera.

Sempre nella controfacciata, sopra il finestrone, è collocato lo stemma dei Chierici Regolari Minori.

(Per ulteriori informazioni v. i lavori di Giovanni Sozi: Montesacro. Antico e Nuovo, Roma 1994; Il culto dell’Angelo Custode a Roma, Roma 2012).

Sin dalla sua fondazione la parrocchia dei S.S. Angeli Custodi, come visto, fu affidata alle cure pastorali dell’ordine dei Chierici Regolari Minori, detti “Padri Caracciolini” dal nome del loro fondatore (S. Francesco Caracciolo). Negli anni si sono succeduti come parroci padre Guglielmo Marinelli (dal 1927 al 1968), padre Luigi Affoni (1969-1976), padre Nello Morrea (1976-1994) e, dal 1994, padre Mario Aceto.

Dal 1965 la chiesa è sede di titolo cardinalizio.

Il 6 aprile 1986 Papa Giovanni Paolo II, oggi Santo, effettuò la visita pastorale alla comunità dei Santi Angeli Custodi, un momento di grande coinvolgimento e di festa per tutto il quartiere.

6 aprile 1986: la piazza piena per la visita di San Giovanni Paolo II

La chiesa è il punto d’arrivo della prima tappa della “Via del Sud” da Roma ad Assisi, uno dei percorsi della “Via di Francesco” (il cammino di pellegrinaggio).

Accanto alla scalinata è stata affissa la targa del “Civico Giusto”, per ricordare l’opera di padre Fiorello Piersanti che nascose alcuni giovani suoi ex allievi ricercati dai nazisti durante l’ultima guerra.

Per i contatti della parrocchia e le informazioni sugli orari delle celebrazioni e di apertura della chiesa: www.santiangelicustodi.org

Nella redazione di questo articolo, oltre ai testi citati, è stato consultato l’archivio parrocchiale, grazie alla cortese disponibilità del parroco padre Mario Aceto.

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