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Ormai si può dire: abbiamo evitato che piazza Sempione (e il quartiere) morisse di traffico e inquinamento

Niente parcheggio a spina su corso Sempione: il Municipio ha rinunciato a tutti gli interventi che avrebbero fatto rivivere un incubo del passato.

I lavori del progetto di “riqualificazione” di piazza Sempione, avviati dalla Giunta Caudo quasi due anni fa, volgono (finalmente!) al termine.

È stato ripristinato – con la nuova pavimentazione – anche il marciapiede sinistro di corso Sempione, mantenendo gli attuali posti auto in linea. Diventa quindi realtà la rinuncia del Municipio a realizzare il parcheggio a spina su corso Sempione (previsto nel progetto iniziale e ancora nella prima variante in corso d’opera), che avrebbe inferto il colpo di grazia alla viabilità di tutta via Nomentana (v. punto 1 nella pianta seguente).

In un progetto rivelatosi da subito illogico e disfunzionale, quel parcheggio a spina non era l’unico elemento esiziale per il traffico.

Ricordiamo anche l’idea originaria di realizzare un nuovo parcheggio nella parte sud della piazza, in mezzo alla carreggiata (!), strozzando il passaggio dei veicoli (v. 2 nella pianta).

O l’altra genialata di interdire l’accesso a via Monte Tesoro per le auto provenienti da via Monte Subasio, costringendole a ingolfare il semaforo di corso Sempione (v. 3 nella pianta).

Rivediamoli questi interventi, poi abbandonati grazie soprattutto all’azione dei nostri comitati (possiamo rivendicarlo con un pizzico d’orgoglio, visto anche l’enorme impegno dedicato a denunciare la disfunzionalità del progetto):

Gli interventi del progetto che avrebbero fatto esplodere il traffico

Se ribadiamo che tali interventi sarebbero stati mortali per la vivibilità di un ampio quadrante di territorio, non esageriamo neanche un po’.

Piazza Sempione, infatti, è un imbuto in cui confluisce il traffico di numerose zone del quadrante nord-est della città. L’attuale configurazione dei flussi veicolari nella piazza non può evitare file nelle ore di punta. Ma ha molto attenuato la tragica situazione precedente (fino agli anni Ottanta), che da un lato creava file di chilometri su via Nomentana (ma anche su viale Carnaro e via delle Valli, dove si riversava parte dei veicoli che volevano evitare l’ingorgo a piazza Sempione); e dall’altro rendeva gli abitanti della zona Cimone-Gottardo ancor più prigionieri dell’unica via di uscita (via Cimone), che dà proprio su piazza Sempione.

Un ritorno a quella situazione avrebbe compromesso gravemente la qualità della vita non solo degli abitanti di Monte Sacro (i quali avrebbero sofferto sia per l’incremento di traffico sia per l’inquinamento da questo determinato), ma anche di decine di migliaia di persone del III e IV Municipio, nonché dei pendolari dei Comuni limitrofi che utilizzano la via Nomentana. E si sarebbe ripercosso non solo su chi utilizza l’autovettura privata, ma anche su chi si serve dei mezzi pubblici, visto che la Nomentana non ha corsie preferenziali.

Denunciare le gravi disfunzioni del progetto della Giunta Caudo, quindi, non ha significato “difendere le auto”, ma difendere i cittadini, ai quali il progetto non offriva nessuna alternativa di mobilità sostenibile, ma solo un’agonia di lamiere e smog.

Lo avevamo richiesto sinteticamente nel testo della petizione popolare.

Lo avevamo anche illustrato dettagliatamente, sia nel nostro dossier sul progetto sia – soprattutto – in un’istanza che i legali del nostro comitato hanno presentato al Dipartimento Mobilità del Comune e all’Ufficio della Polizia locale: gli Uffici, grazie a questi contributi, hanno potuto condurre un’istruttoria più completa (e va dato atto alla nuova Giunta di averne preso atto senza ulteriori forzature).

Con le nostre iniziative – la pressione “politica” della petizione, il contributo tecnico-giuridico delle istanze – siamo riusciti a incidere anche su altri aspetti di quel progetto dissennato: abbiamo impedito il crimine storico-architettonico di spostare un monumento (la statua della Madonna Immacolata); abbiamo ottenuto la rimodulazione dell’impianto di illuminazione del nuovo lastricato pedonale, divenuto più sobrio e adeguato al contesto.

Purtroppo non siamo riusciti a ottenere che la parziale pedonalizzazione (alla quale non ci eravamo opposti) assumesse una forma rispettosa della fisionomia architettonica della piazza e della vivibilità del quartiere. Non abbiamo potuto impedire, insomma, la realizzazione di un archi-mostro (sia pur ridimensionato) destinato ad essere punto di attrazione della movida. E non abbiamo visto recuperati, neanche in parte, i numerosi posti auto persi (24 nei giorni feriali e 32 nei festivi!), in un quadrante che li ha già visti falcidiati dalle occupazioni di suolo pubblico (dei locali della movida, ça va sans dire).

Però i risultati conseguiti dimostrano che un impegno di cittadinanza attiva – serio, puntuale, libero da strumentalizzazioni politiche – può dare risultati importanti per la vita del quartiere.

Di questo possiamo essere, nel nostro piccolo, soddisfatti. Consapevoli che ci sono ancora sfide importanti per arrestare il degrado del quartiere.

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